C’era un tempo in cui i simboli e
le immagini erano sufficienti a identificare idee e valori, non per il simbolo
in sé ma perché erano le ideologie stesse ad essere così forti e rivoluzionarie
da mobilitare milioni di uomini e donne alla ricerca di una prospettiva futura
diversa, magari migliore, da ciò che era
il presente.
E purtroppo su quelle idee, così
penetranti e vigorose, si sono combattute anche drammatiche guerre.
E così è stato per tutto il ‘900.
Poi verso la fine del secolo i
grandi cambiamenti storici, la modernità imminente ed anche le degenerazioni di
quegli stessi partiti che rappresentavano determinate ideologie, hanno portato
gradualmente ma inesorabilmente alla caduta di un mondo che fino a quel momento
sembrava indistruttibile ed ha aperto alla fase dei movimenti costruiti non
sulle idee ma sulla personalità di un leader, al punto che i loro nomi
apparivano al posto dei simboli.
E così è stato fino a quando, circa 7 anni fa, una crisi economica mondiale che non ha precedenti nella storia
ha stravolto il quadro generale, rendendo obsoleti anche i cosiddetti “partiti
personali” che sembravano essere la grande novità nel panorama politico italiano.
Chiaramente ancora oggi permangono
alcuni strascichi di quel sistema, ma altrettanto chiaramente sembrano aver
perso quella spinta propulsiva che avevano solo 10 anni fa e sembrano essere
destinati a lasciare il passo a qualcos’altro.
Infatti quello che sembra
evidente è che la crisi , che non si prevede avrà fine nell’immediato, debba
far riflettere su un nuovo tipo di
politica, ove non si scontrino più ideologie o personalità ma ci si
confronti sui temi e sui programmi, magari trovando alleati tra chi fino a quel
momento si trovava nell’opposta barricata.
Una politica deideologizzata,
depersonalizzata, ma programmatica ed edificante.
Perché alle migliaia, milioni di
giovani, di disoccupati, d’imprenditori in crisi non interessano più le
ideologie fini a se stesse, cosi come non si fanno più affabulare dalla parole
dello showman di turno.
Anche perché in molti sono di un
livello culturale anche molto elevato, spesso con rilevanti esperienze
all’estero, al punto da capire dove stiano la verità e dove le false
promesse.
Hanno bisogno di concretezza e
gesti tangibili che migliorino la loro vita, indipendentemente da chi li attui sia
esso di destra sinistra e centro, categorie ormai destinate ad essere
inquadrate sempre più nel passato remoto della politica.
Attualmente lo studente, l’operaio,
l’artigiano, il commerciante e l’imprenditore vivono le stesse difficoltà e gli
stessi problemi.
Una prospettiva neanche
minimamente immaginabile 20 -30 anni fa.
Se l’imprenditore non ha la
possibilità di investire, per motivi economici e burocratici, non assume i giovani ed anzi licenzia gli
operai, e gli artigiani e commercianti non hanno consumatori che comprano la
loro merce ed i loro servizi.
Non a caso stanno proliferando
sempre più , ed ottengono consensi, le cosiddette liste civiche, che cercano di
adoperarsi per il bene di una comunità svincolandosi dai rituali ormai stantii
ed inefficaci di una politica che ormai non sa più rispondere alle esigenze dei
cittadini.
Un quadro da cui le Marche non
possono chiamarsi fuori, che non avrà
miglioramenti nel breve periodo ma che anzi, se non si interverrà
immediatamente per incrementare la ricchezza interna, potrebbe conoscere un
nuovo peggioramento quando termineranno le risorse che si sono costruite negli
anni.
E’ venuto il momento di un nuovo
cambio epocale nella visione politica economica e sociale in linea con gli
sviluppi globali e le nuove opportunità, ed anche nella modalità stessa di fare
politica, con le quali ognuno di noi si deve confrontare senza remore e
preconcetti, se si vuole avere realmente a cuore il bene comune.