martedì 16 dicembre 2014

SI E' SPENTO L'AMICO CLAUDIO DE FEO






L'ASSOCIAZIONE AVANTI MARCHE si unisce al dolore degli amici e della famiglia dell'amico e compagno CLAUDIO DE FEO che si è spento nella giornata di ieri.
Ci mancheranno la tua presenza, le tue idee ed i tuoi valori.
Ciao Claudio.


lunedì 15 dicembre 2014

UNA NUOVA POLITICA di FABIO REGINA

C’era un tempo in cui i simboli e le immagini erano sufficienti a identificare idee e valori, non per il simbolo in sé ma perché erano le ideologie stesse ad essere così forti e rivoluzionarie da mobilitare milioni di uomini e donne alla ricerca di una prospettiva futura diversa, magari migliore,  da ciò che era il presente.
E purtroppo su quelle idee, così penetranti e vigorose, si sono combattute anche drammatiche guerre.
E così è stato per tutto il ‘900.
Poi verso la fine del secolo i grandi cambiamenti storici, la modernità imminente ed anche le degenerazioni di quegli stessi partiti che rappresentavano determinate ideologie, hanno portato gradualmente ma inesorabilmente alla caduta di un mondo che fino a quel momento sembrava indistruttibile ed ha aperto alla fase dei movimenti costruiti non sulle idee ma sulla personalità di un leader, al punto che i loro nomi apparivano al posto dei simboli.
E così è stato fino a quando, circa 7 anni fa, una crisi economica mondiale che non ha precedenti nella storia ha stravolto il quadro generale, rendendo obsoleti anche i cosiddetti “partiti personali” che sembravano essere la grande novità  nel panorama politico italiano.
Chiaramente ancora oggi permangono alcuni strascichi di quel sistema, ma altrettanto chiaramente sembrano aver perso quella spinta propulsiva che avevano solo 10 anni fa e sembrano essere destinati a lasciare il passo a qualcos’altro.
Infatti quello che sembra evidente è che la crisi , che non si prevede avrà fine nell’immediato, debba far riflettere su un nuovo tipo di  politica, ove non si scontrino più ideologie o personalità ma ci si confronti sui temi e sui programmi, magari trovando alleati tra chi fino a quel momento si trovava nell’opposta barricata.
Una politica deideologizzata, depersonalizzata, ma programmatica ed edificante.
Perché alle migliaia, milioni di giovani, di disoccupati, d’imprenditori in crisi non interessano più le ideologie fini a se stesse, cosi come non si fanno più affabulare dalla parole dello showman di turno.
Anche perché in molti sono di un livello culturale anche molto elevato, spesso con rilevanti esperienze all’estero, al punto da capire dove stiano la verità e dove le false promesse. 
Hanno bisogno di concretezza e gesti tangibili che migliorino la loro vita, indipendentemente da chi li attui sia esso di destra sinistra e centro, categorie ormai destinate ad essere inquadrate sempre più nel passato remoto della politica.
Attualmente lo studente, l’operaio, l’artigiano, il commerciante e l’imprenditore vivono le stesse difficoltà e gli stessi problemi.
Una prospettiva neanche minimamente immaginabile 20 -30 anni fa.
Se l’imprenditore non ha la possibilità di investire, per motivi economici e burocratici,  non assume i giovani ed anzi licenzia gli operai, e gli artigiani e commercianti non hanno consumatori che comprano la loro merce ed i loro servizi.
Non a caso stanno proliferando sempre più , ed ottengono consensi, le cosiddette liste civiche, che cercano di adoperarsi per il bene di una comunità svincolandosi dai rituali ormai stantii ed inefficaci di una politica che ormai non sa più rispondere alle esigenze dei cittadini.  
Un quadro da cui le Marche non possono chiamarsi fuori,  che non avrà miglioramenti nel breve periodo ma che anzi, se non si interverrà immediatamente per incrementare la ricchezza interna, potrebbe conoscere un nuovo peggioramento quando termineranno le risorse che si sono costruite negli anni.

E’ venuto il momento di un nuovo cambio epocale nella visione politica economica e sociale in linea con gli sviluppi globali e le nuove opportunità, ed anche nella modalità stessa di fare politica, con le quali ognuno di noi si deve confrontare senza remore e preconcetti, se si vuole avere realmente a cuore il bene comune.

sabato 8 novembre 2014

GRANDE SUCCESSO DELL'INIZIATIVA MARCHE +20







Cambiare il modo di produrre e competere, investire nella qualità e nella capacità organizzativa per fare ''prodotti belli e ben fatti, per la persona e per la casa'', senza illudersi che le Marche possano restare ''l'isola felice dell'occupazione manifatturiera in specializzazioni a basso valore aggiunto'', mentre il resto dell'Italia e l'Europa vanno in direzione opposta. E' questo il possibile ''Sviluppo nuovo senza fratture'' delineato dal Rapporto 'Marche +20'. 
La ricerca è stata curata per conto della Regione dall'economista Pietro Alessandrini, che con un pool di esperti ha lavorato per quattro anni al 'disegno' delle Marche del futuro, in confronto con le 5 regioni più simili: Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo. Il quadro che ne emerge è inevitabilmente di luci e ombre: le Marche svettano per benessere e alta speranza di vita, ma sono 11/e in Italia per livello del Pil pro capite (-1,7% nel 2008-2014), scontano un basso indice di produttività, arrancano sul fronte degli investimenti in innovazione e della selezione e qualificazione del capitale umano.
Presente il governatore Gian Mario Spacca, la ricerca è stata illustrata nella facoltà di Economia dell'Università Politecnica e dall'esposizione di Alessandrini e del direttore dell'Irpet Toscana Stefano Casini Benvenuti. Alcuni spunti inediti: non necessariamente la piccola dimensione delle imprese va vista come un handicap, e se pure ''sarebbe bene avere una maggiore dotazione di medie imprese'' (Alessandrini), è altrettanto importante (Casini Benvenuti) investire sugli imprenditori più innovativi: ''in Toscana stiamo tentando di farlo, e a volte queste imprese sono molto piccole''. Domotica, meccanotronica, salute, benessere e in genere gli investimenti in prodotti intangibili sono alcuni dei settori su cui concentrare l'attenzione. Se davanti ad una crisi che perdura, e che di per sé produce ''una frattura profonda'', non si può restare a guardare puntando su un percorso ''inerziale'', il primo obiettivo da porsi è il recupero del Pil pro capite, portandolo a quota 100, che è la media italiana (per il 'sorpasso' le Marche dovrebbero arrivare a 102).
Il Rapporto, ''aiuta a riflettere con la mente sgombera dalle contingenze del presente, e a riprendere la logica delle 'onde lunghe' dello sviluppo in un ordine successivo di cose, facendo leva sui punti di forza che abbiamo per rimodularli in una prospettiva di lungo termine''. Il presidente della Regione Gian Mario Spacca l'ha detto aprendo i lavori del seminario. Ad ascoltarlo, il segretario del Pd Francesco Comi,quasi tutti gli assessori, il presidente dell'Assemblea legislativala Vittoriano Solazzi, e poco più dietro pure la senatrice 5 Stelle Serenella Fucksia.
Oltre al presidente della Regione Gian Mario Spacca e al prof. Pietro Alessandrini, sono intervenuti:
​STEFANO CASINI BENVENUTI Direttore Irpet Toscana, l'unica Regione oltre le Marche, ad aver realizzato uno studio simile;
​GINO SABATINI - Presidente Regionale CNA
​NANDO OTTAVI - Presidente Confindustria Marche
​GRAZIANO DI BATTISTA - Presidente Unioncamere Marche​
​DON VINICIO ALBANESI - Presidente Inrca​
VILBERTO STOCCHI - Rettore Università Urbino
SAURO LONGHI - Rettore Università Politecnica
Va sottolineato inoltre che il Rapporto, oltre alla relazione generale del prof. Alessandrini, raccoglie in primo luogo i contributi dei membri del Comitato Scientifico composto da: Fulvio Coltorti, Giuseppe Dematteis, Marco Pacetti, Enzo Rullani, Carlo Trigilia. In aggiunta il Rapporto presenta contributi anche di membri esterni al gruppo di lavoro.

Il Rapporto effettua un check-up della regione definendo scenari di lungo periodo sia a carattere inerziale, sia individuando percorsi virtuosi di sviluppo per affrontare le sfide e le opportunità che il futuro offre. Non è un programma di governo di breve periodo, bensì delinea le traiettorie virtuose di crescita di medio-lungo periodo delle Marche. Marche +20 si presenta quindi come un cantiere progettuale aperto, che parte dall'analisi del presente per guardare il futuro della comunità marchigiana in una prospettiva di crescita e benessere. Naturalmente si tratta di un cantiere non esaustivo. Offre un quadro di riferimento utile per tutti coloro che hanno a cuore il futuro della regione: policy maker, imprese, lavoratori, famiglie, professionisti, tutti i soggetti vitali che animano il policentrismo diffuso delle Marche.

"Questo lavoro - ha detto il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca - si è avvalso del contributo di alcuni dei maggiori esperti italiani di programmazione. Questi personaggi sono stati sfidati dal governo regionale a pensare le Marche a venti anni da oggi. Uno sforzo di visione che non è tipico delle modalità del pensiero politico, abitualmente prigioniero del presente. Volevamo una analisi d'insieme per collegare il pensiero contingente a progetti che proseguono nell'arco del tempo. Questa sfida sulle visioni è stata raccolta con la cultura tipica della Scuola di Ancona che il prof. Alessandrini incarna ed è stato realizzato un lavoro straordinario di approfondimento e analisi della cultura, dell'economia, del territorio in tutti i suoi aspetti, un tipo di approccio che ci riporta ai tempi del dott. Fuà.

Il Rapporto - ha proseguito - ha un valore eccezionale perché detta le linee guida per costruire il futuro, fuori dalle logiche di posizione e con ampi orizzonti. Molto rilevante è inoltre l'analisi quantitativa che ci offre valutazioni anche per il presente. Si evidenzia che siamo più bravi nella coesione sociale che nella produzione del reddito . Basti pensare a tutte le misure che in questi anni il governo regionale ha attivato per la tutela della base occupazionale. Adesso però, nella logica del governo regionale che deve tenere in equilibrio questi aspetti, vanno avviate nuove attività per produrre reddito e nuovi posti di lavoro. Si tratta di un imperativo categorico, l'indicazione più importante che emerge dallo studio. Senza reddito infatti, non ci sono risorse per i servizi che danno benessere. Altra considerazione che condivido è quella fortissima che emerge dalle difficoltà dettate dalla crisi economica e dal conseguente taglio dei trasferimenti statali.

Per far fronte a questa situazione - ha concluso Spacca - sono necessarie anche nella pubblica amministrazione integrazioni virtuose tra soggetti che devono mettere insieme competenze per una maggior produttività agli stessi costi". 

"La crisi e una malattia epidemica che ha coinvolto tutti - ha spiegato il prof. Alessandrini - . Per superare queste difficoltà lo sviluppo nuovo delle Marche non può e non deve contare su un solo motore trainante, ma deve poter contare anche su altri motori e assi di sviluppo. Il decollo dello sviluppo marchigiano è avvenuto più di mezzo secolo fa grazie alla spinta del motore dell'industrializzazione. Motore che ha anche avuto il merito di fornire il principale contributo al mantenimento nel lungo periodo di un livello di sviluppo superiore, anche se di poco, alla media italiana.

Questo è avvenuto nonostante il limite del deficit di produttività del lavoro industriale, che ha esposto il sistema produttivo marchigiano al vaglio selettivo della crisi. Ciò non significa che il nuovo modello di sviluppo non dovrà più contare sull'industria. Rinunziare al ruolo propulsivo dell'industria equivarrebbe a gettare via il bambino con l'acqua sporca. Dobbiamo invece aumentare la capacità produttiva senza perdere in benessere. Il "bambino" va fatto quindi crescere alimentandolo con innovazioni tecnologiche, cognitive, produttive, organizzative e una grande attenzione alla formazione. Solo così si potrà reggere alla crescente competizione. La crisi ci ha costretto a guardare in faccia la realtà delle Marche, che non possono rimanere l'isola felice ad alto tasso di occupazione manifatturiera in specializzazioni a basso valore aggiunto, ma devono puntare su tutte le loro risorse a partire dal turismo, dalla cultura, dalla ruralità e risorse naturali". 

IL PROGETTO - 
Il Progetto istituzionale "Marche + 20" si è sviluppato in 3 anni, sotto il coordinamento scientifico del professor Pietro Alessandrini. Il compito è stato quello di sviluppare un'ampia analisi del sistema economico e sociale delle Marche per offrire un quadro di riferimento di lungo periodo. L'analisi è stata improntata a criteri di concretezza e di geo-referenzialità, anche mettendo a confronto la realtà delle Marche con quella di altre 5 regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Abruzzo) e con la media italiana. 
Il rapporto è suddiviso in tre parti: la relazione, i contributi e le appendici.
La Relazione "Sviluppo nuovo senza fratture" presenta il metodo, i principi e i risultati del lavoro che si è svolto. Offre quattro livelli di approfondimento:
1. Quadro di sintesi in cui vengono delineati gli indirizzi per uno sviluppo nuovo, polivalente e senza fratture.
2. Quadro generale macroeconomico dell'economia marchigiana con le previsioni di medio-lungo periodo. 
3. Elaborazioni di sintesi degli indicatori del BES (Benessere equo solidale) e del QSN (Quadro strategico nazionale).
4. Analisi dei motori di sviluppo economico (Attività industriali, Ruralità e risorse ambientali, Servizi per il mercato e Turismo); dei motori di sviluppo sociale (Istruzione e formazione, Servizi sociali, Servizi sanitari e Servizi per il territorio e l'ambiente); degli assi traversali dello sviluppo (Cultura, Energia e Infrastrutture).

La sezione Contributi raccoglie in primo luogo i contributi dei membri del Comitato Scientifico: Fulvio Coltorti, Giuseppe Dematteis, Marco Pacetti, Enzo Rullani, Carlo Trigilia. In aggiunta il Rapporto presenta contributi anche di membri esterni al gruppo di lavoro.
La sezione Appendici presenta tutte le elaborazioni svolte con i dati del BES e del QSN e l'atlante cartografico che è stato di supporto al lavoro.

mercoledì 20 novembre 2013

IL FUTURO ED IL CORAGGIO - di On. ANGELO TIRABOSCHI


                                                                                                     
ASSOCIAZIONE AVANTI MARCHE 
http://avantimarchepse.blogspot.it – avantimarchepse@gmail.com
Dopo il grande successo di pubblico alla presentazione del libro di Claudio Martelli ad Ancona, abbiamo ora l’onore di ospitare il contributo che il compagno On. Angelo Tiraboschi ci ha voluto gentilmente offrire e nel quale analizza con estrema precisione e con la consueta maestria i problemi della politica attuale.
Il Futuro ed il Coraggio – di  On. Angelo Tiraboschi
 
Sono passati venti anni da quando il PSI, partito d’opinione e di massa che aveva influenzato il corso politico degli anni precedenti, è uscito di scena.
Dopo il ’94, nel mezzo di una campagna denigratoria senza eguali motivata esclusivamente dall’interesse a seppellire una storia ed una visione politica, alcuni compagni hanno tenuto aperto uno spiraglio facendo  vivere un partito minoritario chiamandolo ancora PSI.
Dalle macerie della Prima Repubblica doveva sorgere un’Italia Nuova.
I risultati sono:
·         la corruzione è aumentata fino a spingere Papa Francesco a farne oggetto di una forte denuncia;
·         l’instabilità dei governi è sempre all’ordine del giorno;
·         la scelta europea, al contrario di quanto progettato, è  diventata una “gabbia” rigida entro la quale l’Italia ed i suoi interessi sono troppo condizionati;
·         non ci sono né l’energia né le vie concrete per invertire la crisi economica nei suoi risvolti nazionali, europei e globali;
·         la crisi dei partiti è diventata gravissima.
Il rischio è un’implosione democratica e di sistema.
Il PDL si è sfasciato, in preda ad un declino senza ritorno.
Il PD - come scrive Polito -   “ha tante volte fallito la sua missione fondatrice: portare al governo il riformismo italiano…..si dilania al suo interno soffocato dal personalismo di decine di piccoli leader, sperando che un capo distrugga tutti i capetti”.
La Lega sta celebrando il congresso fratricida.
Scelta Civica si è dissolta.
Il Movimento 5 Stelle ha nominato dilettanti allo sbaraglio ed ha un capo che nasconde a fatica vocazioni autoritarie.
Non bastano giovani leader che sanno usare le tastiere se dietro l’immagine non c’è nulla o c’è un progetto indistinto e confuso, che si adatta più agli umori ed alla propaganda che al vero cambiamento, che si ispira a pezzi di culture tra loro diverse, che si avvale di sponsor molto discutibili.
Le ventate illusorie, se non si correggono i vizi del sistema e limiti di programma, si scontreranno con al dura replica dei fatti.
Fermiamo questa deriva!
Ripartendo dalla politica.
Quella vera.
Quella che a sinistra ha l’animo e le idee per sconfiggere gli estremismi e le posizioni conservatrici.
Dire per esempio che la Costituzione è la più bella del Mondo è una favola e/o un inganno.
Senza ridurre di almeno la metà i costi della politica non si potrebbe neppure iniziare un cammino di riforma.
Già negli anni ’80 il PSI, tra limiti e pregi, lanciò inascoltato il tema della grande riforma.
Dalla revisione delle autonomie (accorpamento dei Comuni, abolizione delle Provincie, definizione di aree vaste sovra regionali) .
In quegli anni il PSI tentò di introdurre efficienza e decisionismo (tanto criticato) come mezzi di contrasto alla elefantiasi di uno Stato lento e costoso.
L’Italia era la Quinta Potenza Economica.
Perfino all’Assemblea Costituente alcuni socialisti sostennero la stabilità di governo come un bene primario per la democrazia (Calamandrei).
I personalismi e la sfiducia si combattono con le vere riforme, con una cultura politica che faccia apparire come miserabili quei politici che assaltano la diligenza pubblica e che sono sempre alla ricerca di posti.
Non si torna indietro.
Lo sguardo è rivolto al presente ed al futuro.
Gli errori e le esperienze del passato servono a comprendere come si ostacola la crisi. L’idea del riformismo socialista può sembrare un sogno finito male.
E’ invece la base non confusa, non scollegata a saldi riferimenti internazionali che può davvero contagiare in modo benefico la Sinistra e tutta la politica italiana.
Ora si tratta di uscire da una condizione minoritaria, guardando con decisione alle potenzialità da esprimere.
               
                                              

sabato 9 novembre 2013

GRANDE SUCCESSO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI CLAUDIO MARTELLI

Grande cornice di pubblico alla presentazione del libro di Claudio Martelli presso l'aula dell'ex consiglio Comunale di Ancona, con partecipanti provenienti da tutta la Regione e che ringraziamo vivamente.

L'incontro è stato aperto dalla splendida introduzione dell'On. Angelo Tiraboschi che ha ripercorso con la consueta  precisione gli eventi degli ultimi decenni di politica italiana, passando poi la parola per un saluto al capogruppo del PSI in Consiglio Regionale Moreno Pieroni.

Il Segretario Nazionale del PSI il Sen. Riccardo Nencini ha quindi lucidamente analizzato le pagine del libro "Ricordati di Vivere " di Claudio Martelli ricordando le vicende che hanno vissuto e convissuto in anni di comune impegno, con un forte parallelismo con le vicende attuali e ribadendo l'importanza del "fare politica" tenendo sempre aperto uno sguardo sul futuro in una sorta di "strabismo", caratteristica che purtroppo manca alla politica attuale quasi esclusivamente concentrata all'oggi e quasi mai al domani.

Infine Claudio Martelli ha approfondito le pagine del suo libro, spiegando sin da subito che la sua opera non è solo la mera rappresentazione di uomini e vicende che appartengono al passato, ma è anche il voluto tentativo di chiarire una volta per tutte non solo le pagine trionfali del passato ma anche e soprattutto quelle più oscure e discusse che hanno portato alla "diaspora socialista", sperando che ciò contribuisca a ricostruire la comunità dei socialisti italiani nonché a riportare al centro della discussione il tema delle regole sia nella vita dei partiti che del Paese.

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martedì 24 settembre 2013

UNIRE TUTTI I RIFORMISTI


di   LIDIO ROCCHI



UNIRE TUTTI I RIFORMISTI, non per sfogare ancora una volta l'istinto fratricida di tanti laici, socialisti, liberali, ma per una Politica che sappia mediare i diritti individuali con i diritti collettivi ma soprattutto che sappia tracciare un progetto vero e reale di società del futuro.
E la prima cosa da chiedere è la riforma della Politica stessa e dei suoi finanziamenti.
Occorre una Politica snella, veloce, non di apparati che spesso e volentieri nei passaggi decisivi si trovano assolutamente impreparati.
Vogliamo richiamarci alla nostra tradizione che ha radici lontane, tante volte disattese ma ancora oggi valide.
Siamo consapevoli che sono trascorsi molti anni, ma siamo ancora in gradi di ricostruire una cornice politica che possa riproporre una forte coalizione laica socialista e liberale che dovrà servire ad operare per trovare soluzioni nuove a problemi nuovi tramite un sereno e schietto confronto delle idee.
Per troppo tempo questo Paese ha vissuto senza riformismo, ma è giunto il momento di cambiare concretamente e radicalmente passo, perché il mondo sta cambiando e la Politica, se vuole sopravvivere, deve mantenere un rapporto strettissimo con le realtà di tutti i giorni e soprattutto con la gente.
Dobbiamo riuscire in questa operazione di riunificazione dei riformisti senza porre ostacoli o pregiudizi alcuni, se non la mera difesa dei nostri valori.
Abbiamo bisogno di riforme tra le quali quella della Costituzione con un nuovo assetto istituzionale tra Stato e Regioni, e quella economica che sia realmente sostenibile ed al passo con i tempi.
E poi dobbiamo porci la questione di quale Europa vogliamo.
Ricordo che alle ultime elezioni Amministrative, vedasi ad Ancona, la metà ed oltre dei cittadini non si è recata alle urne anche per il semplice fatto di non sapere più per cosa o per chi votare, che si badi bene è cosa ben diversa dal non voler votare come spesso con troppa facilità si sostiene da più parti.
Bisogna recuperare il fronte sociale che non si riconosce più negli attuali schieramenti ed occorre analizzare il motivo per cui non sia possibile recuperare quelli che non si sentono più pienamente rappresentati.
Posso citare ad esempio la mia storia, che nasce dalla cultura e dalla tradizione socialista.
Non voglio avventurarmi nelle più controverse vicende del passato, ma anzi proprio con uno sguardo al futuro ritengo sia giunto il momento di ricominciare da capo.
Siamo in un momento difficile dell'economia italiana ed europea, ma sono convinto che possiamo ritrovare il modo di produrre ricchezza e di migliorare la sua redistribuzione.
Ora occorre che i sacrifici siano ripartiti equamente tra i singoli e tra le generazioni.
Rinneghiamo il proliferare di troppi egoismi, troppi corporativismi: in sostanza di TROPPI FURBI!!
Dobbiamo fare attenzione alla cattiva ed arrogante distribuzione del reddito che privilegia chi è già ricco sulla pelle di chi si trova in difficoltà, perché così si genera ingiustizia che a sua volta mina la coesione sociale.
A nessuno deve essere riconosciuto il titolo di dettare, sempre e comunque, la linea politica nel segreto di una stanza o di pochi intimi.
Le decisioni vanno prese solo dopo incontri e discussioni, magari anche accesi ma sempre civili e nel rispetto altrui.
Solo così la Politica non viene percepita come appannaggio esclusivo di alcuni a scapito della collettività.